L’intelligenza artificiale è in grado di leggere la nostra mente, scienziati sconvolti | La scoperta a Sydney
La comunità scientifica sconvolta da un recente esperimento condotto da un team di ricerca in Australia sull’intelligenza artificiale.
C’è una nuova invenzione semplicemente sensazione che si sta portando avanti con pazienza in Australia. Nelle ultime settimane infatti, l’Università di Tecnologia di Sydney ha infatti dichiarato che un gruppo di ricercatori dell’istituto sta portando avanti un progetto avveniristico, che sta già fornendo dei primi risultati sul fatto che possa davvero funzionare.
L’idea che stanno seguendo questi studiosi è quella di creare un nuovo sistema di intelligenza artificiale che sia in grado di convertire i nostri pensieri in parole. Parliamo dunque di un’AI in grado di leggere la nostra mente.
Lo scopo di questa ricerca è quello di fornire a delle persone che hanno perso l’uso della voce, o la propria capacità di comunicare con il mondo esterno, un nuovo strumento per poter superare questo ostacolo. Un po come accade oggi con i nuovi impianti acustici che permettono a chi non è sordo profondo, di sentire i rumori circostanti grazie all’ausilio dei dispositivi tecnologici di ultima generazione.
Il nuovo programma che stanno mettendo a punto gli scienziati dell’Università di Sydney si chiama Dewave ed è stato pensato per riuscire a convertire le nostre onde cerebrali in parole o frasi.
Come ha funzionato l’esperimento per testare questa nuova AI
Nel mettere alla prova questa nuova AI, il team di ricerca ha coinvolto un gruppo di partecipanti il cui compito era quello di leggere nella propria mente un testo che gli veniva consegnato.
In questa prova ai partecipanti veniva chiesto di indossare un berretto elettronico che aveva lo scopo di registrare l’attività elettrica del loro cervello mentre erano intenti a leggere. E in uno di questi test, DeWave ha fornito delle risposte sorprendenti.
Cosa ha scoperto il team di ricerca
L’Ai di Sydney è stata infatti in grado di comprendere ad un certo le onde cerebrali di uno dei partecipanti per poi collegarle ad un modelli linguistico molto simile nel suo funzionamento a ChatGPT.
E Dewave si è dimostrato anche presa nel riuscire a “tradurre” in frasi le onde celebrali che aveva registrato, totalizzando un quaranta per cento sulla scala BLEU-1, un modello che si occupa di confrontare la qualità delle traduzioni automatiche con quelle referenziate di alta qualità.