Passi avanti per il Fisco: un nuovo strumento che permette di anticipare le mosse dei truffatori
L’Agenzia delle entrate ha ormai da un po’ schierato in campo un nuovo strumento di indagine che fa tremare i contribuenti. Stavolta questo si basa su una proiezione, cioè sulla previsione contributiva del cittadino e va ad analizzare i dati reali percepiti confrontandoli con tale previsione. Lo strumento si chiama redditometro ed è una misura di accertamento sintetica che permette la determinazione indiretta del reddito. Questo strumento nasce con l’intento preventivo di individuare i cittadini che potenzialmente potrebbero essere evasori fiscali e intervenire pertanto prima che l’evasione sia effettuata.
Tuttavia essere posti sotto l’analisi del redditometro non è piacevole, soprattutto quando non si è commesso alcun illecito. Per venire incontro a chi si vede scansionata la propria attività reddituale e magari riceve un accertamento non dovuto, la Corte di Cassazione si esprime mettendo in chiaro le cose e definisce i metodi con i quali ci si può difendere.
A fornire gli strumenti di difesa al cittadino è nello specifico l’Ordinanza n. 31844/2023, in cui si chiarisce quali sono i passi da seguire. A dare avvio a queste riflessioni è stato un caso specifico preso in analisi, creando pertanto il precedente giuridico. Da quanto si evince difendersi non è semplice poiché una volta che l’Ade individua una difformità o presunta tale la segnala e la acquisisce come veritiera. Sta poi tutto nelle mani del contribuente, che dovrà dimostrare non solo che la violazione non è insorta, ma che non sussiste il reddito così come previsto dal redditometro.
Dunque la persona oggetto di analisi dovrà fornire la cosiddetta prova contraria, ovvero la dimostrazione documentale dell’esistenza di esenzioni di qualsiasi tipo.
La novità del redditometro è per certi versi anche il suo più grande limite. Difatti si tratta certamente di uno strumento molto avanzato che potrebbe far compiere passi in avanti nella lotta all’evasione fiscale, ma allo stesso tempo introduce una vera e propria presunzione legale relativa. Essa mette in condizioni il contribuente di dover dimostrare non solo l’estraneità ai fatti, ma anche che il reddito previsto, ipotizzato dal redditometro, non è effettivamente realistico. Ciò causerà sicuramente numerose beghe legali.
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