Tasse, per chi paga in ritardo scatta il ravvedimento operoso | Come funziona
Pagare le imposte in tempo e non oltre la scadenza, perché è importante farlo
Tutte le imposte che i contribuenti devono allo stato italiano hanno una precisa tempistica di erogazione. Pertanto il pagamento di imu, iva, irpef, irap e di tutte le altre tasse previste a carico dei singoli e delle persone giuridiche devono essere pagate sempre entro e non oltre le scadenze prestabilite. Non pagare in tempo può essere dovuto a varie ragioni, quali ad esempio le temporanee difficoltà economiche, dimenticanze o peggio ancora a tentativi di evasione fiscale.
Fatto sta che non effettuare affatto il pagamento di suddette imposte genera il sopravvenire di una sanzione che corrisponde all’incirca al 30% dell’importo originariamente dovuto. Se il pagamento viene del tutto ignorato i pagamenti da fare si trasformano poi in cartelle esattoriali, che saranno recapitate al cittadino maggiorate di sanzioni e interessi in base al tempo trascorso dalla scadenza. Vi è però la possibilità di chiedere il rateizzo di tali importi.
Si può optare però anche per un pagamento tardivo dell’imposta. Tuttavia in questo caso ci sarà comunque da pagare una penale, calcolata attraverso il cosiddetto ravvedimento operoso. Trattasi di una misura che prevede il calcolo della sanzione e degli interessi da applicare all’importo dovuto in base a specifiche fasce che dipendono da quando viene effettuato il saldo a dispetto della scadenza originaria.
Quando si può usare il ravvedimento operoso e come funziona
Il calcolo del ravvedimento operoso segue degli schemi ben precisi. Nello specifico le sanzioni sono così calcolate:
- fino a 14 giorni la sanzione sarà tra lo 0,1% e 1,4%;
- da 15 a 30 giorni si avrà una sanzione dell’1,5%;
- da 31 a 90 giorni la sanzione sarà di 1,67%;
- da 91 giorni fino a un anno si avrà una sanzione del 3,75%;
- entro i due anni una sanzione del 4,19%.
Cosa accade se si è a credito
Un caso particolare è quello del contribuente che si trova a credito, soprattutto ad esempio con il versamento dell’iva. Qualora l’omesso versamento riguardi una situazione di credito nei confronti dell’Agenzia delle entrate, non si potrà vantare nei confronti del singolo alcuna imposizione di sanzioni. Questo almeno è quanto stabilito dalla Corte di cassazione nella sentenza n. 4145 del 21 febbraio 2014. In questi casi dunque il contribuente potrà stare tranquillo e non ricevere alcun accertamento dall’Agenzia delle entrate.