Superbonus in pericolo: il governo stronca l’incentivo con una tassa
La manovra finanziaria che porterà alla prossima Legge di bilancio ha imposto molti tagli e ha cancellato parecchi incentivi statali finora vigenti nel campo della ristrutturazione edilizia. Uno di quelli rimasti in piedi è il cosiddetto Superbonus, che però vedrà progressivamente abbassata la sua percentuale fino a pian piano sparire. Inizialmente esso garantiva il 110% di sconto, mentre già quest’anno è utilizzabile al 70%.
Ma queste non sono le uniche limitazioni poste per frenare l’incentivo statale. Il governo in carica aveva in effetti chiarito da tempo che così come intendeva combattere il reddito di cittadinanza, allo stesso modo si dissociava dall’idea di utilità del superbonus a causa delle perdite di denaro che esso avrebbe comportato alle casse dello stato fino a questo momento. Quella che però è stata pensata e sarà applicata appare quasi come una misura punitiva per chi lo utilizza, al fine effettivamente di disincentivare la sua applicazione.
Quello che trasformerà il superbonus da incentivo a gravoso peso fiscale è una tassa che il governo ha imposto a chi ne ha beneficiato. A partire dal 1 gennaio 2024 dunque chi ha sfruttato l’incentivo statale in questione dovrà pagare un tributo. Questo chiaramente non è stato accolto positivamente dai cittadini che, magari in accordo con le proprie amministrazioni condominiali, hanno effettuato interventi di miglioramento strutturale dei propri edifici e ora si ritrovano a doverci pagare sopra una tassa imprevista.
L’idea dell’amministrazione Meloni è quella di recuperare denaro dai contribuenti e imporre questa tipologia di tassa garantisce una nuova liquidità allo stato, che vedrebbe, come da stime approssimative, un ingresso di flussi economici per circa 1,9 miliardi di euro nel prossimo triennio.
Inoltre non si dimentichi che oltre a tali nuovi provvedimenti, usare il superbonus sarà ancora più ostacolato dal fatto che non sarà più ammessa la cessione del credito, per cui tutti coloro che hanno effettuato lavori con l’idea di pagare i costruttori o comunque gli appaltatori in parte con il credito di imposta, dovranno ricredersi. Il credito maturato dai condomini o dai singoli individui non sarà più cedibile ma potrà essere utilizzato dagli stessi solo in compensazione.
Oltre alla tassa imposta a chi avrà beneficiato del bonus, un’aggravante decisamente pesante sta nell’aumento della percentuale di ritenuta d’acconto. Finora le banche ogni qualvolta si effettuasse un bonifico per agevolazioni fiscali, dunque generatore di credito d’imposta, applicava una ritenuta d’acconto sull’importo dell’8%. Con la manovra finanziaria Meloni aumenta questa ritenuta all’11%. Dunque un ulteriore dissuasore all’uso delle agevolazioni statali.
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