Fisco, cambia la normativa sulla Residenza Fiscale | Ecco perchè alcuni da adesso in poi pagheranno più tasse
La normativa in materia di tassazione è in corso di aggiornamento: conoscere la residenza fiscale aiuta la legislazione
Dimmi dove abiti e ti dirò quanto dovrai pagare di tasse. Questo più o meno il senso della riflessione del governo Meloni in materia di tassazione. In questi mese si è vagliata la possibilità di un aggiornamento normativo che definisca al meglio i requisiti della cosiddetta residenza fiscale dei contribuenti, al fine di meglio prevedere cosa e quanto si dovrà pagare da un punto di vista delle imposte.
In effetti la normativa vuole che l’autorità fiscale si determini in base a dove si risiede. Dunque i residenti in Italia saranno soggetti a tutte le imposizioni previste dal sistema italiano con la tassazione di tutte le fonti di reddito. Diverso è invece il caso di chi non ha residenza in Italia. In quest’ultimo caso infatti sarà tassato solo quello che viene letteralmente prodotto all’interno del paese.
Da queste considerazioni si capisce quanto risulti importante comprendere perché è fondamentale determinare correttamente la residenza fiscale dei contribuenti. Pertanto il governo in carica ha deciso di intervenire.
Cosa prevede la normativa e come cambierà
Attualmente la normativa è disciplinata dall’art. 2 del TUIR. Essa prevede che se un individuo persiste sul territorio nazionale per la maggior parte del periodo d’imposta allora lo si dovrà considerare residente in Italia a tutti gli effetti. Nello specifico la normativa del Tuir prevede che la persona in questione debba restare sul nostro territorio un numero di giorni pari ad almeno 183, che siano essi continuativi o frazionati nel tempo durante il corso dell’anno.
La riforma fiscale interviene sulle disposizioni nazionali e cambia rotta, inserendo la questione al centro delle discussioni anche al fine di meglio adeguarsi alla normativa dell’Unione europea e alla prassi internazionale.
Il caso dello smartworking
L’Agenzia delle entrate si è a tal proposito posta il problema dell’impatto dello smartworking sulla questione residenza fiscale. Con la Circolare n. 25 del 18 agosto 2023 si è però espressa chiarendo la questione, definendo che al momento non ci saranno cambiamenti anche qualora dovesse essere modificata la normativa. Dunque indipendentemente dal fatto che il lavoratore possa esercitare la sua attività lavorativa da remoto, per lui varrà sempre la regola della permanenza sul territorio nazionale.