L’Italia viola l’art. 3 della Costituzione: troppe disparità tra dipendenti pubblici e privati in materia di malattia
I dipendenti con regolare contratto di lavoro quando si mettono in malattia possono essere soggetti alla cosiddetta visita medica inviata per legge dal datore di lavoro. Ovviamente si parla di malattie che hanno una durata superiore a 2-3 giorni lavorativi di assenza dal posto di lavoro.
Finora c’è stata una differenza sostanziale tra i dipendenti del settore pubblico e quelli del settore privato, almeno per ciò che riguarda le fasce di reperibilità che gli impiegati devono assicurare ai fini della suddetta visita medica. Difatti risulta che i dipendenti del settore pubblico debbano assicurare una reperibilità maggiore, fino a 7 ore in più rispetto a quelli privati. A evidenziarlo è una sentenza del Tar del Lazio, che pone l’accento sulle disparità e afferma che stiamo così violando l’art. 3 della Costituzione.
L’art. 3 della Costituzione italiana è quello che afferma che tutti i cittadini sono uguali davanti alla Legge e pertanto devono essere trattati allo stesso modo senza differenze di razza, età, sesso e religione. Dunque spetta allo Stato rimuovere gli ostacoli per l’uguaglianza e al momento le differenza di trattamento tra dipendenti appare come una palese violazione di summenzionato articolo costituzionale.
In effetti se ai dipendenti privati è richiesta reperibilità per la visita in mattinata dalle ore 10.00 alle ore 12.00 e in serata dalle ore 17.00 alle ore 19.00, per il pubblico la tempistica è ben più lunga. Si richiede infatti una reperibilità dalle ore 09.00 alle ore 13.00 e dalle ore 15.00 alle ore 18.00.
Stanti così le cose, il Tar decreta come incostituzionale tali differenze e del tutto ingiustificate. Oltretutto, questa modalità di gestione della malattia andrebbe a violare anche l’art. 32 della Carta costituzionale, in quanto non si garantirebbe in tal modo la tutela della salute per tutti allo stesso modo. Il Tar apre dunque una questione fondamentale, grazie al suo pronunciarsi su una questione inerente la polizia penitenziaria.
Dopo il ricorso al Tar del Lazio nel 2018 da parte del sindacato Uilpa PP in merito al cosiddetto Decreto Madia, ora bisogna attendere che si arrivi alla modifica del decreto. Nonostante le lungaggini burocratiche facciano dipanare la questione nel corso di lunghi anni, arriverà la riscrittura del decreto tenendo necessariamente in considerazione le questioni sollevate dal Tar sulle inuguaglianze.
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