Sessismo e pensioni: le disparità di genere nelle attribuzioni pensionistiche.
Il mondo del lavoro è sfortunatamente connotato da disparità di genere sin dall’alba dei tempi. I passi in avanti scaturiti da progresso e dalle lotte di emancipazione condotte dalle donne nel corso dei decenni hanno sicuramente migliorato la situazione. Basti pensare che fino a qualche secolo fa alle donne erano precluse quasi tutte le tipologie di lavori e che la loro immagine era semplicemente quella di angelo del focolare domestico.
Purtuttavia permangono oggi molti problemi in tema di uguaglianza di genere e le pensioni sono un tema fondamentale da questo punto di vista. A quanto pare infatti gli importi corrisposti a uomini e donne sono differenti e il contributo pensionistico erogato alle donne risulta più basso addirittura del 27% rispetto a una pensione maschile.
Studi da parte dell’Inps hanno in effetti mostrato che nell’anno 2022 il numero di donne pensionate era maggiore di quello degli uomini, rappresentando esse ben il 52% della popolazione pensionata. Ciononostante si è verificato che le donne percepivano all’incirca il 44% del contributo erogato per le pensioni. Da ciò si è evinto che che gli importi pensionistici erogati sono inferiori del 27%. Ciò dimostra che il reddito medio da pensione per una donna corrisponde circa a 16.000 euro, mentre per gli uomini ammonta a circa 23.000 euro.
Sfortunatamente la situazione non accenna a migliorare, vedendo nella nuova manovra economica ulteriori inasprimenti della situazione a svantaggio delle donne. Ecco cosa cambierà.
La manovra economica che sta preparando il terreno alla nuova Legge di bilancio, richiede molti sacrifici a varie categorie. In campo pensionistico alle donne tocca un’ulteriore stoccata. Infatti se attualmente per richiedere la pensione sono necessari i 67 anni di età e almeno 20 anni di contributi versati, questi requisiti subiranno delle modifiche.
A partire dal 2025 serviranno fino a 42 anni e 10 mesi di contributi per poter accedere alle pensioni, a prescindere dall’età anagrafica. Invece la cosiddetta opzione Quota 103 diventerà Quota 104, con degli aggravi per chi sceglie di ottenere la pensione anticipata.
I dettagli inerenti le pensioni femminili sono racchiuse in quella che viene definita Opzione donna: a quanto pare l’età per accedere la pensione arriverà a 61 anni per le donne e chi richiede un contributo pensionistico anticipato dovrà aver maturato almeno 35 anni di anzianità contributiva.
Qualche riduzione è prevista per le madri, ma si riduce semplicemente a 1 anno di sconto per ogni figlio, fino a una riduzione massima di 2 anni per le donne.
Di certo nei prossimi mesi si definirà meglio il quadro pensionistico degli anni a venire. La manovra economica promette però una forte stretta e condizioni peggiorative per tutti coloro che andranno in pensione a partire dal prossimo anno.
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