Imu, il governo riforma la tassa più odiata | Alcuni pagheranno di più, cosa cambia dal 2024
Con la nuova legge di bilancio, l’Imu è stata riformata e adesso a partire dal 2024: alcuni rischiano di pagare di più.
Con la nuova legge di bilancio è tornata alla ribalta la tassa sulla prima casa introdotta dal governo Monti nel 2011. Questo perché l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni ha previsto delle modifiche a questo tributo, che diventeranno operative a partire dal prossimo anno.
Nel 2024 cambieranno infatti le aliquote Imu e non solo, così come previsto dal decreto Mef approvato il 7 Luglio del 2023. Nella riscossione di questa imposta verrà data ad esempio maggiore autonomia ai comuni.
Questo in realtà non necessariamente è un bene per i cittadini, perché proprio la possibilità di modulare un proprio calcolo della tassa da parte delle amministrazioni locali, che per alcuni contribuenti potrebbe tradursi in una cifra maggiore da corrispondere al fisco nel 2024. La prima cosa da capire, se si vuole avere un’idea chiara delle modifiche a cui si va incontro il prossimo anno, è che bisogna fare una netta distinzione tra la dichiarazione dell’Imu e il suo saldo.
Tutti i proprietari di un immobile sono tenuti per legge a presentare la dichiarazione Imu, ma non è detto però che siano loro a doverla saldare. La dichiarazione va presentata ogni anno entro il 30 Giugno, e la decorrenza scatta dall’anno successivo a quello in cui è avvenuto l’acquisto dell’immobile.
Imu, quali sono le due scadenze annuali da ricordare
La dichiarazione Imu inoltre non va presentata ogni anno, ma una singola volta. Deve però naturalmente essere aggiornata con un nuovo inoltro del modello da parte del cittadino, tutte le volte che subentrano delle variazioni sull’immobile di quei parametri fondamentali per il calcolo dell’imposta da versare.
L’altra data da tenere mente oltre la scadenza di Giugno, è quella del 16 Dicembre in cui va saldato l’importo dovuto sull’imposta.
L’imu non riguarda mai l’immobile principale di un cittadino, ma scatta sulle seconde case
È importante ricordare che fin dalla sua introduzione, l’Imu non si è mai applicata sull’immobile principale, quello in cui risiede il contribuente, ma su eventuali sue seconde proprietà immobiliari.
Nel caso in cui un cittadino non riesca a completare il pagamento dell’imposta entro i termini previsti, ha naturalmente la possibilità di ravvedersi. In questo caso però ci saranno delle sanzioni da pagare che a seconda del ritardo, possono andare da uno 0,1 per cento fino ad un massimo del 30 per cento sul totale da pagare.