Bonus stipendi, aumento fisso del 10 per cento in busta paga | Chi ne ha diritto
Confermato il bonus che permette ai lavoratori di aumentare del 10 per cento la cifra complessiva che percepiscono come stipendio. Vediamo insieme come funziona il bonus Maroni.
Con le nuove disposizioni entrate in vigore con Quota 104, l’anticipo pensionistico che consente di andare in pensione al raggiungimento dei 63 anni di età e 41 anni di contributi, e la possibilità di poter attivare il bonus Maroni, non sarà più così scontato per un contribuente scegliere uno scivolo pensionistico.
Questo in quanto adesso i cittadini hanno anche la possibilità di poter attendere il requisito anagrafico ordinario per l’assegno di vecchiaia, fissato a 67 anni di età, ma beneficino nel frattempo di un aumento della retribuzione sulla busta paga.
Un modo per evitare che troppi contribuenti utilizzino lo strumento della pensione anticipata, andando a gravare troppo sulle casse previdenziali. Aderendo infatti al bonus Maroni e rinunciando ad andare in pensione attraverso gli anticipi, il lavoratore si vedrà riconosciuto un aumento sul suo stipendio lordo pari 9,19 per cento.
Bisogna però anche precisare in tal senso che il bonus Maroni non può essere applicato nel caso in cui la quota di contribuzione che era a carico del lavoratore, non sia stata abbattuta in precedenza dallo stesso.
Aderire al bonus Maroni rende l’assegno di pensione futuro più basso
Ci sono poi alcuni aspetti da considerare attentamente prima di fare questa scelta. In primo luogo c’è il tema dell’eventuale imposizione fiscale, in quanto i contributi non risultano in questo caso tassati, ma il salario complessivo si.
E questo significa che l’adesione al bonus potrebbe anche avere come conseguenza indesiderata un aumento dell’Irpef per il lavoratore. In secondo luogo, nel momento in cui si percepisce questo aumento sulla retribuzione, bisogna anche considerare che i contributi a quel punto non vengono più trattenuti ma trasformati nel salario extra che percepisce il lavoratore.
Spetta al lavoratore valutare se questa soluzione può essere conveniente per lui
Una scelta dunque che gli fa guadagnare di più nel presente, ma che renderà più bassa la sua pensione futura. Spetta dunque al singolo lavoratore fare le sue valutazione e decidere se esiste per lui convenienza a rinunciare a Quota 104 e accettare questo incremento in busta paga.
Di sicuro, si tratta di una scelta da parte del governo che dimostra quanto sia drammatica la situazione in ambito previdenziale. Di risorse da spendere ce ne sono pochissime, e non è ancora nemmeno sicuro che l’esecutivo riuscirà a confermare anche anticipi pensionistici considerati fondamentali come Opzione Donna o Ape Social.