Il prossimo mese l’Ue inizierà a discutere la proposta fatta ad Aprile dalla Commissione Europea di riformare il patto di stabilità.
Per capire quale sarà il destino economico del nostro paese, bisognerà attendere la riunione dell’Ecofin che si terrà il 17 Ottobre. Un incontro in cui, dopo anni di proroghe e concessioni a causa della pandemia e delle conseguenze della guerra in Ucraina, l’Ue torna a discutere di una possibile riforma del patto di stabilità, chiedendo però il ritorno al rispetto delle regole sui conti pubblici.
Ed è per questo ad esempio, che il governo Meloni sta facendo così tanta fatica quest’anno a trovare delle risorse per finanziare le sue misure. Non ci sono più deroghe speciali sul deficit come quelle che era ad esempio riuscito ad ottenere il governo Draghi.
Già ad Aprile la stessa Commissione Ue aveva presentato una possibile riforma del patto di stabilità, che adesso dovrà nuovamente discussa e approvata dal Parlamento Europeo.
Diversi i punti di discussione: ormai da anni ad esempio, alcune nazioni, soprattutto del Sud Europa, contestano fortemente il vincolo sul debito pubblico, e sul fatto che non debba mai superare il 60 per cento del Pil. Per quello che è il regolamento attuale, qualunque stato membro sfori questo limite, dovrà in seguito impegnarsi a ridurre il debito di circa un ventesimo l’anno.
C’è da dire che la volontà della Commissione Europea di proporre una riforma al patto di stabilità, nasce anche dal fatto che la regola sul debito molto spesso non è stata rispettata, senza però che venisse mai inoltrata una sanzione allo stato membro.
Ci troviamo di fronte dunque ad una regola che nei fatti non è mai stata rispettata o fatta rispettare, chiaro segno di come vi sia bisogna di una riforma che tenga conto di questo. E tra le proposte di riforma, c’è anche quella di eliminare la sanzione che prevede la riduzione di un ventesimo del debito l’anno per chi sfora i vincoli.
Le modifiche proposte sono dunque all’insegna della flessibilità, ma bisognerà adesso capire come reagiranno gli stati membri. Da sempre infatti, il blocco nord europeo è fortemente contrario a qualsiasi allentamento sui criteri di spesa e deficit, mentre nazioni come la Spagna o l’Italia, chiedono dei cambiamenti nella direzione opposta ormai da anni.
L’Italia chiede ormai da anni che vengano chiamati i criteri di calcolo del debito, andando ad escludere ad esempio alcune voci di spesa considerate strategiche come gli investimenti militari o quelli destinati alla transizione ecologica.
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