Birra, un nuovo studio scopre proprietà benefiche nascoste: come aiuta il nostro corpo
Un nuovo studio sulla birra ha scoperto alcune nuove proprietà benefiche che un suo uso moderato, ha sul nostro organismo.
La birra è una delle bevande più antiche al mondo, al punto che è nemmeno semplice stabilirne la datazione, ovvero quando ha fatto la sua comparsa nel mondo. Di sicuro, parliamo di quella che è, insieme al vino, la bevanda alcolica più usata e conosciuta al mondo.
Negli ultimi anni, si sono moltiplicati gli studi scientifici che avevano lo scopo di indagare possibili effetti benefici o dannosi degli alcolici che fanno parte della nostra cultura, e naturalmente tante ricerche hanno interessato anche questa bevanda.
E nelle ultime settimane, è uscito uno studio scientifico che ha messo in evidenza come consumare birra con moderazione è in grado di apportare benefici anche al nostro cervello.
La ricerca a cui stiamo facendo riferimento è stata pubblicata sulla rivista Frontiers of Nutrition, e ha sottolineato anche, che alcune proprietà della birra aiutano anche a migliorare la salute del nostro intestino.
Birra, tante proprietà benefiche scoperte dai ricercatori
Il team che si è occupato di effettuare questa analisi, ha infatti scoperto che i componenti della birra sono in grado di influenzare il nostro microbioma intestinale grazie a substrato fenolici contenuti al suo interno.
Si è infatti compreso che questi particolari composti riescono ad impedire la crescita e la proliferazione di tutti quei batteri nocivi per la nostra salute. Anche dei flavonoli all’interno di questa bevanda, si è scoperto, hanno proprietà molto simili, riescono a far crescere quei batteri che invece fanno bene al nostro organismo.
Lo studio si è occupato anche di analizzare la birra analcolica
I ricercatori inoltre hanno analizzato nello stesso modo anche la birra analcolica, scoprendo che anche questi avevano un numero di batteri benefici molto simili. Si tratta di uno studio molto interessante, in primo luogo perché queste evidenze potrebbero aiutare a comprendere meglio e curare patologie come ad esempio la steatosi epatica non alcolica.
Infine, i ricercatori hanno anche analizzato meglio il processo di conversione dell’acido ellagico, presente in questa bevanda, in urolitina, scoprendo come questo riesca a ridurre le infiammazioni neuronali anche in modo importante. Questo oltretutto fornisce anche nuove prospettive e una nuova base di ricerca anche allo studio del morbo di Alzhemeir.