È di questi giorni l’annuncio da parte della Russia che saranno completate entro la fine dell’anno le operazioni sull’Artico per predisporre l’estrazione di gas liquido.
La guerra dell’energia tra Mosca e l’Occidente continua, e nelle ultime settimane Putin potrebbe aver centrato un obiettivo decisivo per mettere in difficoltà l’Europa e l’America. La Russia ha infatti annunciato nei giorni scorsi che le operazioni per estrarre gas nell’Artico si completeranno alla fine di quest’anno.
Il compito di portare a termine questa missione è stato affidato alla nave ammiraglia Arctic LNG 2, e si tratta di un progetto su cui la Russia ha investito tantissimo, nonostante la crisi finanziaria e le sanzioni occidentale che hanno messo a dura prova Mosca. Che l’Artico sia sempre stato un “pallino” di Putin non è certo un mistero.
D’altronde parliamo di una zona vastissima del nostro pianeta in cui è possibile estrarre oltre 35 miliardi di metri cubi di gas naturale, a cui ne vanno aggiunti almeno 2 milioni di tonnellate di petrolio. Ma queste in realtà sono soltanto stime relative, e la riserva naturale di gas e petrolio che si nasconde sotto l’Artico, potrebbe essere di volumi ben maggiori.
E si comprende allora bene quanto Putin sia interessato a iniziare il prima possibile le operazioni di estrazione per mettere nell’angolo l’Occidente, e instaurare un vero e proprio dominio energetico sul mondo.
D’altronde, il presidente della federazione russa ripete ormai da tempo che nel prossimo decennio assisteremo a una drammatica crisi dell’estrazione di materie prime, che però la Russia potrà compensare proprio grazie alla sua espansione nell’Artico.
Un cambiamento che avrebbe oltretutto ripercussioni geopolitiche molto importanti, e che porterebbe la rotta del mare del Nord a diventare il principale snodo commerciale per il trasporto del petrolio e del gas nel mercato globale. C’è poi anche un altro motivo per cui Putin è così interessato a completare le operazioni sull’Artico il prima possibile.
Trattandosi di estrazione di gas liquefatto, la Russia non dovrà investire così tanto, perché non sono necessarie grandi infrastrutture a supporto di questa tipologia di estrazione.
Un vantaggio non da poco, perché proprio il dispendio di fondo e il tempo che serve a realizzare le strutture necessarie al trasporto, sono il motivo per cui la Russia non può aumentare troppo le forniture verso l’Oriente. Ovvio poi, che aumentare in modo così repentino nei prossimi anni le forniture sul GPL, rafforzerebbe in modo importante il ruolo di Mosca nel mondo.
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