Gli ultimi dati testimoniano quanto la recessione per il vecchio continente sia sempre più vicina.
Le prospettive economiche di crescita dell’eurozona assumono con i mesi che passano tinte sempre più fosche. Le ultime stime parlano infatti di un 2023 che si chiuderà con un Pil che si alzerà di meno di un punto percentuale, un altro segnale di quanto l’inflazione stia velocemente portando il vecchio continente in piena recessione.
Pesano naturalmente le conseguenze del conflitto in Ucraina, ma anche dei rincari energetici che hanno contribuito a far salire i prezzi di tantissimi beni primari che viaggiano per tutta Europa attraverso i mezzi a quattro ruote.
C’è anche da dire che la recente scelta della Banca Centrale Europea, di alzare ancora una volta i tassi di interesse, limitando così l’accesso al credito, com’era prevedibile, nel breve termine ha reso ancora più difficile la situazione per i consumatori. Ma il dato che preoccupa di più in assoluto, è il record di fallimenti di imprese che si sta registrando all’interno dell’Unione Europea.
Rispetto allo scorso anno, le PMI che hanno chiuso dichiarando il fallimento sono aumentate di circa l’8 per cento, un vero e proprio record negativo da quando sono iniziate queste rilevazioni nel 2015.
Si salvano solo i settori dell’edilizia e dell’immobiliare, che nonostante la crisi, continuano a registrare una crescita del fatturato. Non che nel resto del mondo la situazione sia migliore. La Cina continua a fare i conti con una crisi che ne ha intaccato fortemente le esportazioni verso Occidente.
A Giugno infatti si è registrato un calo senza precedenti delle esportazioni cinesi in diversi settori, dovuti in larga parte alle misure restrittive messe in campo dagli Stati Uniti, che stanno di fatto impedendo a tantissime aziende su suolo americano di continuare a commerciare con il governo di Pechino in settore strategici come quello tecnologico e dei semiconduttori.
Preoccupa poi molto la situazione della Germania, nonostante gli ultimi dati sulle esportazioni del paese, abbiamo registrato dei miglioramenti. Il problema però è che il settore manifatturiero nella nazione tedesca, rispetto ad altri comparti, continua a soffrire fortemente, in primo luogo a causa del calo repentino degli ordini provenienti dalla Cina.
Se si ferma anche quella che fino a qualche anno fa veniva considerata la locomotiva d’Europa, si può ben comprendere quanto e perché l’eurozona sia così in difficoltà.
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