La situazione della Germania, nonostante alcuni dati positivi usciti a Giugno, resta molto difficile, in particolare nel settore manifatturiero.
Quanto è in crisi la Germania? È un po ‘questa la domanda che nelle ultime settimane si fanno gli analisti. La nazione tedesca è alle prese, un po come tutto il resto d’Occidente, con un’inflazione sempre più alta e una crisi produttiva di difficile risoluzione.
E nonostante gli ultimi dati pubblicati in questi giorni, registrino dei numeri positivi, sembra difficile sostenere che la crisi per la “locomotiva d’europa” sia giunta al termine. Gli ultimi numeri pubblicati dall’Ufficio Statistico Federale Tedesco hanno segnato un aumento di sette punti percentuali per quanto riguarda gli ordini in entrata nelle fabbriche industriali nel mese di Giugno.
Questo è indubbiamente un segnale positivo, che mostra come una parte della produzione industriale tedesco stia forse ripartendo con le esportazioni. Andando anche contro le attese di esperti e analisti. Ad esempio Reuters nelle sue analisi dei mesi scorso aveva preventivato un ulteriore calo di due punti percentuali a Giugno degli ordini alle fabbriche, e aver ribaltato questo pronostico, induce cautela nell’analisi dell’economia tedesca.
Al contempo però, diventa quasi impossibile parlare di una stabilità ritrovata nelle esportazioni in una situazione così caotica dal punto di vista economico e geopolitico, per quella che fino a qualche anno fa, veniva definita la locomotiva d’Europa.
Anche perché, i dati invece pubblicato sull’andamento del settore manifatturiero nella nazione mostrano quanto la Germania stia risentendo del calo della domanda cinese. Ed è proprio questa dipendenza dalle esportazioni manifatturiere che potrebbe rivelarsi alla lunga il vero tallone d’Achille della nazione.
C’è un dato, contenuto in un recente rapporto redatto dal German Economici Institute, che non può che far riflettere. Già lo scorso anno, la nazione ha visto per la prima volta diminuire in modo importante gli investimenti diretti della nazione da parte dell’estero, che si sono fermati a circa dieci miliardi di euro. Una cifra davvero bassa, che potrebbe segnare un trend molto negativo.
Questi dati mettono anche in luce come stia andando in crisi l’intero modello tedesco sulle esportazioni, che negli ultimi vent’anni aveva fatto la fortuna della nazione. D’altronde le politiche restrittive arrivate dopo la guerra in Ucraina, hanno finito col danneggiare anche i tedeschi.
E bisognerà anche capire cosa accadrà questo inverno, quando la questione del gas si farà sentire con prepotenza. Nessuna nazione europea è infatti riuscita a compensare le forniture russe, e nonostante gli stoccaggi Ue siano stati riempiti al 90 per cento, un inverno più freddo del solito potrebbe mettere in discussione tutto e generare una nuova crisi.
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