Per tantissimi cittadini la tensione sta lentamente diventando un miraggio. E anche nel momento in là si raggiunge, resta il problema degli importi troppo bassi. vediamo quale categoria è più a rischio.
La situazione in ambito previdenziale per gli under 35 si fa sempre più drammatica ogni anno che passa. È indubbio che si tratta di una generazione che sconta ancora pesantemente tutte le conseguenze che sono arrivati dopo l’attuazione della legge fornero, che ha segnato un vero e proprio spartiacque storico del nostro paese sul tema delle pensioni.
E fino a questo momento, non si può certo dire che il governo Meloni abbia fatto molto a riguardo. Lo scorso ogni discussione su una vera riforma della previdenza italiana era stata rimandata alla scrittura della nuova legge di bilancio che inizierà questo settembre. Ma trapela qualche indiscrezione secondo cui l’esecutivo di centrodestra, potrebbe rimandare ancora la questione.
C’è un reparto uscito nelle scorse settimane è redatto dal Consiglio Nazionale dei Giovani con la collaborazione del centro per l’impiego Eurispes che tratteggia un quadro desolante per chi è nato tra fine anni ottanta e inizio anni novanta.
Al momento infatti, un lavoratore autonomo di 34 anni, dovrà attendere i 74 anni di età per andare in pensione. ma non solo, perché difficilmente alla fine della sua carriera lavorativa avrà maturato un assegno superiore ai mille euro al mese. Attualmente i requisiti ordinari consentono di andare in pensione a 67 anni di età, perchè invece questa categoria di giovani dovrà attendere così tanto?
Il problema riguarda per l’appunto l’importo della pensione. Con un mercato del lavoro in cui i redditi e i salari sono sempre più bassi, e un sistema misto che consente di accumulare davvero poco, soltanto arrivando oltre i 70 anni di età, questi cittadini riusciranno ad accumulare una cifra accettabile per la loro pensione mensile, che gli consenta di vivere dignitosamente.
Ma la situazione non va meglio nemmeno se volgiamo lo sguardo ai lavoratori dipendenti. Prendendo in considerazione l’ultimo decennio infatti, c’è un dato molto preoccupante: i contratti a tempo indeterminato sono scesi del dieci per cento, mentre tutti i contratti atipici hanno subito un aumento del 40 per cento.
In un mercato del lavoro in cui le retribuzioni dei lavoratori vanno costantemente al ribasso, diventa davvero difficile avere una carriera abbastanza continua da andare in pensione nei requisiti ordinari, e al contempo un importo dignitoso dell’assegno.
Per questo sempre più giovani si stanno rivolgendo alla previdenza privata, creando dei fondi in cui maturare cifre che integrino il loro assegno pensionistico. Una scelta che fa sicuramente felice le compagnie assicurative che erogano questo servizio, ma che rappresenta una sconfitta per lo stato italiano.
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