Il governo si stava preparando a introdurre una nuova tassa, ma le polemiche di questi giorni hanno convinto Giorgia Meloni a fare un passo indietro.
Aveva fatto discutere tantissima la proposta arrivata alcune settimane fa dal governo guidato da Giorgia Meloni, di inserire una tassa sugli extra profitti bancari. Una mossa che naturalmente aveva fin da subito scatenato l’ira degli istituti di credito, che ritengono illegittima questa nuova imposta che l’esecutivo intende praticare sulla loro categoria.
E se a inizio agosto la premier aveva lasciato intendere che nonostante le rimostranze delle banche, sarebbe comunque andata per la sua strada, le modifiche e i vari emendamenti che si stanno susseguendo sulla proposta, stanno in realtà stravolgendo l’idea originaria di questa tassa.
Tra le varie modifiche, che sono state spinte con forza anche da Forza Italia, c’è l’accordo verso un prelievo una tantum, a patto però che questo contributo risulti poi deducibile fiscalmente mediante un credito d’imposta.
Un cambiamento che farebbe tirare un sospiro di sollievo forse alle banche, che potrebbero pagare una quota minore di quella che si era prospettato all’inizio con la tassazione dei loro extraprofitti. ma non solo, perché sembra che in realtà Fratelli d’Italia abbia finito col cedere e sia forse disposta a modificare questo prelievo forzoso, trattandolo a tutti gli effetti come fosse un prestito.
Questo significa che il governo preleverà una quota percentuale sugli extra profitti bancari, che in seguito restituirà alle banche stesse, come fosse un prestito dell’istituto di credito. A queste condizioni però, sarebbe evidente il fallimento del governo e la sua retromarcia nei confronti dell’intero settore bancario.
La tassa sugli extraprofitti era stata inserita nel decreto Omnibus dal governo, e aveva oltretutto attirato le critiche di Bruxelles, poco convinta che fosse il momento di tassare ulteriormente le banche.
L’idea era quella di applicare un’imposizione fiscale pari al 40 per cento di tutti i surplus commerciali che le banche avevano registrato tra il 2022 e il 2023. Nelle intenzioni del governo c’era dunque la volontà di reperire nuovi fondi, evitando però di tassare cittadini e piccole imprese.
C’è anche da dire che il governo si era comunque preoccupato nella sua proposta iniziale di non imporre agli istituì un carico fiscale eccessivo che ne compromettesse la loro stabilità. L’Importo massimo che si poteva prelevare mediante il tributo sugli extraprofitti era infatti pari all’0,1 per cento dell’attivo bancario. Ma anche così la proposta sembra aver destato fin troppe polemiche e scandalo, al punto che la Meloni sembra ora disponibile a trasformarlo in un prestito bancario che l’esecutivo restituirà in un momento successivo.
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