Il governo di pechino ha deciso di sospendere la pubblicazione dei dati sulla disoccupazione giovanile.
“Se smettiamo di pubblicarli non ci sarà più disoccupazione e il problema sarà risolto”. Questo il commento sardonico di un cittadino cinese sul social asiatico Weibo, la recente decisione del governo di Pechino di non pubblicare più i dati sulla disoccupazione giovanile. Non è un momento facile per la Cina.
Tutti i dati usciti tra giugno e luglio su disoccupazione, indebitamento e crescita vanno infatti nella stessa direzione. La nazione è in crisi e al momento non si vedono dei veri segnali di ripresa.
Al momento, per far fronte a questa difficile situazione, la banca centrale cinese ha deciso di abbassare tutti i tassi di riferimento per i prestiti di medio termine. Una decisione che ha lo scopo di incoraggiare il credito bancario, abbassando i costi di eventuali finanziamenti per gli istituti di credito.
Ma secondo molti analisti la Cina si trova in una situazione da cui non sarà semplice uscire, a partire proprio da una disoccupazione giovanile che continua a crescere senza mai fermarsi.
Oltretutto si tratta di un indicatore che non viene calcolato con la stessa accuratezza con cui si fa in Occidente. In Cina ad esempio, i numeri sulla disoccupazione provengono esclusivamente dalle zone urbane della nazione, lasciando dunque fuori tutti coloro che vivono nelle aree urbane, che pure rappresentano una percentuale importante della popolazione.
E pensare che fino a qualche mese fa, il governo di Pechino sembrava convinto che il peggio fosse ormai alle spalle. Nel mese di Aprile infatti, la nazione aveva registrato numeri record sulla vendita al dettaglio, che era cresciuta del 18 per cento rispetto all’anno precedente.
Ma è bastato poco affinché la situazione si invertisse drasticamente, complice anche la guerra tecnologica commerciale con gli Stati Uniti, che nessuna delle due superpotenza ha più voglia di nascondere. Il crollo delle esportazioni cinese registrato nel mese di GIugno, è infatti strettamente legato a un calo della domanda che arrivava dagli Usa, prima conseguenza delle limitazioni poste da Biden.
Rallenta anche la produzione industriale, nonostante rimanga in crescita intorno al 3 per cento. I segnali però convergono tutti sul fatto che l’economia cinese si sta lentamente arenando.
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