Esiste un sistema che permette al lavoratore di arrivare alla fine della sua carriera, percependo un assegno più alto.
Non sono anni affatto facili per i cittadini italiani. L’avvento della pandemia, e la conseguente crisi economica che era scaturita dalle misure di contenimento, avevano già messo in difficoltà tantissime famiglie in tutto il paese.
Poi, lo scoppio del conflitto in Ucraina, unito ai rincari record su energia e carburante, hanno messo tante persone in una condizione molto difficile dal punto di vista economico. E a soffrirne di più è la parte più anziana della popolazione.
Nonostante ogni anno l’Inps faccia infatti una rivalutazione annuale degli assegni pensionistici in modo che l’importo si adegui al costo della vita e all’inflazione, non è affatto semplice sopravvivere per chi percepisce la cifra minima prevista dalla legge.
Eppure, per questa categoria esiste un modo per poter aumentare gli importi della loro prestazione pensionistica. In questo caso però, diventa fondamentale capire se il cittadino ha versato i suoi contributi con il sistema contributivo. oppure con quello retributivo.
Aumentare la cifra che si percepisce mensilmente come pensione di vecchiaia, diventa infatti possibile solo con il sistema contributivo.
Ma com’è possibile questo? La prima cosa da capire è che a differenza di quello retributivo, in questo sistema non vengono presi in considerazione ai fini del calcolo, l’entità economica degli ultimi stipendi percepiti dal lavoratore. Diverso il discorso per il sistema contributivo, in cui più lo stipendio mensile è alto e maggiori contributi verranno versati.
E trattandosi di un sistema che, alla fine della carriera lavorativa del cittadino, restituisce quanto versato secondo il principio della proporzionalità, l’assegno finale dipenderà esclusivamente da questo.
E dunque, tanti lavoratori che andranno in pensione con questo regime, stanno facendo il possibile per versare la maggior quantità di contributi possibili, spesso anche su basa volontaria, per evitare di arrivare alla fine della loro carriera lavorativa, con un assegno che supera di poco il trattamento minimo previdenziale previsto dalla legge italiana.
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