La compagnia aerea è furiosa contro il governo per via delle nuove direttive previste nel decreto Omnibus.
Tra il governo e Ryanair sembra ormai scoppiata ufficialmente la guerra. Alcune norme contenute nel decreto Omnibus, che avevano lo scopo di contrastare alcune pratiche commerciali sull’acquisto dei biglietti aerei, hanno irritato non poco la compagnia aerea.
In particolare, il governo ha deciso di intervenire bloccando un algoritmo utilizzato spesso dalle compagnie che nascondeva agli utenti i prezzi più convenienti durante la ricerca di un volo.
Ryanair sostiene che il provvedimento non rispetta la normativa europea e vada dunque considerato illegittimo. Ma la discussione è andata in realtà molto oltre, al punto che l’amministratore delegato della compagnia, Eddie Wilson, non ha esitato ad accusare il governo di ragionare da “sovietici”.
Ryanair insomma sostiene che il governo Meloni con questo decreto stia danneggiando i principi su cui si poggia il libero mercato nel vecchio continente. Una reazione che, stando a quanto raccontano fonti interne al governo, ha provocato stupore all’interno dell’esecutivo. D’altronde, la compagnia con le nuove modifiche apportate dal decreto Omnibus, rischia così di vedere improvvisamente calare il suo fatturato.
Soltanto l’anno scorso, Ryanair ha servito nel nostro paese più di quaranta milioni di passeggeri. Wilson nella sua intervista a Repubblica ha continuato a ripetere che nel mondo moderno i prezzi vengono fissati in base alla domanda che arriva su quel servizio, e il governo dunque non ha legittimità per intervenire sul loro modo di fare business.
Ma in realtà, ancora prima del decreto Omnibus, la compagnia si era già irritata contro le norme sul caro voli che stavano rendendo costosissimi i viaggi tra Sicilia e Sardegna. Lo scontro va avanti dall’inizio dell’estate ma la decisione di bloccare un algoritmo che RyanAir ritiene fondamentale per il suo modello di business, ha fatto precipitare la situazione.
Secondo Wilson “interferire nella determinazione dei prezzi è controproducente e non ridurrà le tariffe aeree, ma avrà l’effetto opposto, riducendo il numero di passeggeri con tariffe medie più elevate. In alternativa, incentivare le compagnie aeree con costi inferiori porta più capacità, connettività e tariffe più basse”.
Sicuramente nelle prossime settimane ci sarà un confronto tra il governo e la compagnia, e resta da capire se l’esecutivo tornerà indietro sui suoi passi dopo le gravi accuse di Wilson.
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