Il datore di lavoro smette di versare i contributi a mia insaputa, ho diritto comunque alla pensione? Cosa dice la legge
In questo articolo andiamo a vedere cosa succede quando un datore di lavoro smette di versare i contributi previdenziali all’insaputa del suo dipendente.
Cosa succede quando il datore di lavoro inizia a non versare più i contributi a un dipendente a sua insaputa? Per quanto brutta come circostanza, si tratta di una situazione che è capitata più volte nel nostro paese.
È possibile per il lavoratore dipendente vittima di questo raggiro ottenere comunque la pensione di vecchiaia alla fine della sua carriera lavorativa? La prima cosa da sapere è che in caso di omissione dei versamenti dei contributi previdenziali da parte dell’azienda, il lavoratore può conservare comunque il diritto alla pensione.
È importante però che i contributi omessi non siano caduti in prescrizione. Come stabilisce l’articolo 40 del decreto legge numero 153 del 1969, i termini attuali di prescrizione per omissione dei contributi, sono fissati a 5 anni.
Nel momento dunque in cui il dipendente si accorge di questa gravissima mancanza messa in atto dalla sua azienda. Potrà ottenere un risarcimento utile ai fini pensionistici, potrà integrare quei contributi, e versare in modo volontario, solo entro cinque anni da quando non sono stati versati.
Il lavoratore può recuperare i contributi omessi, a patto che non siano andati in prescrizione
Superato questo limite temporale, diventa impossibile per il lavoratore recuperarli ai fini previdenziali. Esiste poi una specifica tutela pensata per i lavoratori che finiscono in questa spiacevole situazione.
Questi infatti possono richiedere la rendita vitalizia. Come funziona? È necessario in questo caso che il datore di lavoro invii una richiesta all’Istituto nazionale di Previdenza Sociale. Una domanda che serve a inoltrare, come spiega il decreto legge, “una rendita vitalizia reversibile pari alla pensione o quota di pensione adeguata dell’assicurazione obbligatoria, che spetterebbe al lavoratore dipendente in relazione ai contributi omessi”.
Il lavoratore può citare in giudizio l’azienda e chiedere un risarcimento
Naturalmente nel momento in cui scopre queste gravi omissioni previdenziali a suo danno, il lavoratore dipendente ha la possibilità di citare in giudizio il datore di lavoro, chiedendo un risarcimento che sia proporzionale al grave danno previdenziale che gli è stato inflitto. Trattandosi di una questione complicata, bisogna sempre rivolgersi ad avvocati specializzati sul tema, per capire come muoversi nei confronti dell’azienda.
Ci si può anche rivolgere a un patronato in questi casi, che negli anni hanno maturato le competenze necessarie a consigliare il lavoratore su queste situazioni così sensibili.