Vediamo in questo articolo come funziona la pensione anticipata per i lavoratori precoci, e quali sono i requisiti richiesti.
Ai fini dell’ottenimento dei vari trattamenti previdenziali, l’Inps definisce e inquadra la categoria dei lavoratori precoci, come coloro che hanno iniziato la loro attività lavorativa in età giovanissima, prima del compimento della maggiore età.
Nel momento in cui questi lavoratori avevano maturato un numero di contributi pari o superiore a 40 anni, potevano andare in pensione a 60 anni di età. Con l’entrata invece in vigore della riforma delle pensioni del governo Monti, si è creato un vero e proprio caos intorno a questa categoria, in quanto non erano previsti scivoli pensionistici specifici per la loro situazione.
Sono stati infatti equiparati a tutte le altre categorie, anche se l’anno dopo nel 2012, è stata introdotta la nuova pensione anticipata post fornero.
Questa ha stabilito che al raggiungimento di 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini, e 41 anni di contributi e 10 mesi per le donne, i lavoratori precoci potessero ottenere dall’Inps l’assegno pensionistico, senza tener conto del requisito anagrafico.
Per questo, per anni i sindacati si sono battuti affinché il massimale contributivo fosse abbassato per i lavoratori precoci, in virtù proprio della loro lunga carriera professionale.
Ci sono voluti circa quattro anni, affinché la politica italiana, accogliendo queste istanze, cambiasse la legge sulla pensione anticipata, consentendo a tutti i lavoratori precoci di poter ottenere la pensione di vecchiaia al raggiungimento di 41 anni di contributi, e in questo il limite era identico sia per gli uomini che per le donne.
La nuova pensione anticipata per lavoratori precoci, è stata introdotta il 1 Maggio del 2017 e ha coinvolto tutti i cittadini che avevano iniziato a lavorare, versando regolarmente i contributi, prima dei 19 anni di età. Questa specifica agevolazioni ha coinvolto fin da subito sia i lavoratori del settore pubblico che quelli del privato.
Il beneficio è stato esteso anche a chi era iscritto alla gestione speciale dei lavoratori autonomia, ma in questo caso, il diritto veniva limitato soltanto a chi rientrava in un regime di tutela, come ad esempio lo stato di disoccupazione.
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