Un’università italiana ha condotto di recente uno studio scientifico che promette di rivoluzionare la lotta contro il Parkinson.
Il morbo di Parkinson è una delle malattie neurodegenerative più comuni quando si invecchia, ed è per questa che la comunità scientifica da decenni studia questa patologia. Migliaia di persone ogni anno infatti vengono colpite da questa patologia e al momento non esistono cure.
Adesso però, è uscita una nuova ricerca scientifica condotta dall’Università di Pisa che potrebbe imprimere una svolta molto deciso alla ricerca su questo ambito. Questo innovativo progetto di ricerca si chiama NAO, ed è iniziato ufficialmente il 1 Marzo 2023. Si tratta inoltre di uno studio che è stato foraggiato dall’Unione Europea che ha stanziato fondi per circa tre milioni di euro.
Lo scopo è quello di utilizzare, per la ricerca e la comprensione di questa malattia, gli organoidi cerebrali, dei modelli cellulari tridimensionali del nostro cervello. Attraverso questi, i ricercatori sono convinti che si possa fare un deciso passo in avanti per quanto riguarda l’accuratezza degli screening e della prevenzione del Parkinson.
Il sogno dei ricercatori, come ha spiegato Chiara Magliaro, a capo del team di ricerca pisano, “riuscire a individuare per tempo il morbo di Parkinson, anche prima che inizino i tremori tipici, è fondamentale per controllare la malattia, gestirne l’evoluzione e garantire al paziente una migliore qualità della vita. Con la tecnologia che intendiamo sviluppare grazie al progetto NAP, sarà possibile farlo in maniera personalizzata”.
L’Ateneo dunque è convinto che attraverso questo innovativo metodo di studio, sarà possibile arrivare a delle diagnosi molto più veloci, e già questo sarebbe un punto di svolta.
Riuscire infatti a mitigare la malattia nel suo primo decorso, e migliorare al contempo la qualità della vita di chi ne soffre, in assenza di una vera, rappresenterebbe molto più di una vittoria per la comunità scientifica, considerato quante persone colpisce ogni anno il morbo di Parkinson.
Lo studio dell’Università di Pisa ha delle basi promettenti e arriva nello stesso anno in cui negli Stati Uniti è stato approvato un farmaco molto importante, contro una malattia che numeri molto simili al Parkinson, anch’essa di tipo neurodegenerativo: stiamo parlando dell’Alzheimer.
Negli Usa infatti ad inizio 2023, la Food and Drug Administration ha approvato Legembi, l’unico farmaco testato fino a questo momento, che sembra poter rallentare in modo sensibile il decorso di questa malattia.
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