La Francia ha risentito tantissimo della crisi energetica degli ultimi due anni, pur avendo alcuni vantaggi strutturali rispetto alle altre nazioni europee.
Il 2022 è stato un anno che resterà nella storia della Francia, un momento storico in cui la nazioni è stata costretta a confrontarsi con alcuni suoi difetti strutturali.
L’anno scorso infatti, la politica francese si è trovata ad affrontare diversi sfide, dalla crisi idroelettrica che ha colpito la nazione, fino al rallentamento della produzione di energia nucleare, con 27 reattori costretti a interrompere il loro funzionamento proprio a causa delle temperature troppo elevate raggiunte dall’acqua dei fiumi.
Una situazione che ha fatto ben comprendere ai francesi le conseguenze derivanti dall’incapacità di poter produrre energia a gas sufficiente al fabbisogno nazionale. Troppo facile dire con il senno di poi che la dipendenza energia dalla Russia era un fattore di rischio fin dal principio, ma resta comunque il fatto che adesso la nazione rimpiange pubblicamente il fatto di non aver portato avanti con più convinzione in questi anni, un piano di autonomia energetica.
L’unica certezza è che le diverse crisi arrivate in questi due anni, hanno convinto la Francia a cambiare direzione, anche perché, a differenza di altre nazioni, parte molto più avvantaggiate in tal senso, avendo ad esempio a disposizione degli impianti di stoccaggio molto grandi per il gas.
La Francia vuole adesso fare tutto il possibile per rifondare il proprio sistema di produzione energetica e renderlo più solido e autosufficiente. Il primo problema da risolvere, portato alla luce da queste crisi, è la dipendenza non solo dal gas russo, ma anche dalla propria produzione nucleare che, come abbiamo visto, può essere messa a rischio anche da fattori ambientale come l’eccessivo e prolungato surriscaldamento dell’acqua nei fiumi.
Per questo l’idea adesso è di investire con molto forza sul settore delle rinnovabili, fin troppo trascurato dalla politica francese in questi ultimi anni.
E questo è anche uno dei motivi per cui una delle prime decisioni del paese è stata quella di mettere uno stop deciso all’esportazione di elettricità, per iniziare a foraggiare la domanda interna. La Francia insomma deve riconvertirsi in tempi rapidi e sfruttare al meglio l’energia nucleare che produce, anche perché il primo problema riguarda proprio la sostituzione dei reattori.
La maggior parte infatti sta per compiere quarant’anni e dovrà essere dismessa e non è ancora chiaro in che modalità il governo francese abbia intenzione di condurre questa operazione.
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