Negli ultimi tre anni il prezzo dell’olio è salito costantemente, e rispetto al 2020, oggi costa più del doppio.
Il prezzo dell’olio d’oliva continua ad aumentare di anno in anno. Negli ultimi tre anni infatti, il costo di questo prodotto è triplicato, e non si vedono al momento segnali all’orizzonte che possano far invertire questo trend.
Quest’anno poi ha inciso sugli aumenti la grande siccità invernale che ha colpito la Spagna, uno dei principali produttori ed esportatori di olio d’oliva nel mondo. Una perdita che non è stato possibile in alcun modo compensare, in quanto quella di olio d’oliva è una delle produzioni più difficili da sostituire.
Trattandosi di un processo lungo e laborioso, sono poche le imprese che decidono di dedicarsi anima e corpo a questo business. Anche perché i tempi di investimento sono molto lunghi.
Nel momento in cui si decide di fare piantagioni di ulivi, ci vogliono quattro anni per farli crescere e mettere in moto la produzione, e altri 3-4 anni per poter raggiungere i volumi desiderati.
E con le difficoltà logistiche e produttive iniziate a causa della pandemia, il prezzo dell’olio d’oliva ha iniziato a salire senza più fermarsi. Una situazione che i consumatori hanno iniziato a toccare con mano quest’anno, quando gli aumenti sono diventati molto più visibili. L’olio d’oliva infatti rappresenta la base di tantissime diete alimentari nel nostro paese e nel mondo, in particolar di quella mediterranea.
Se l’anno scorso la Spagna era stata in grado di produrre circa 1,3 milioni di tonnellate di olio, quest’anno la nazione,secondo i dati riportati dal Consiglio Oleicolo Internazionale, è riuscita a produrne soltanto 660 mila tonnellate.
E queste stime oltretutto sono precedenti al caldo record che ha colpito la Spagna nelle ultime settimane e che rallenterà ulteriormente la produzione. Nel nostro paese, l’allarme era stato lanciato già lo scorso anno da Assitol, l’Associazione Italiana dell’Industria Olearia, che aveva denunciato un calo record della produzione.
Non è solo la Spagna infatti che ha visto crollare di netto la sua produzione, che è stata tagliata del 30 per cento in Italia, ma anche in Portogallo e in Turchia. La crisi è dunque generalizzata, e i rincari energetici iniziati lo scorso anno non hanno fatto altro che aggravare la situazione.
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