Taiwan ha registrato un drastico calo dell’export che potrebbe segnare un punto di non ritorno per l’intera industria europea.
Con la crisi delle esportazioni che sta colpendo Taiwan, si apre un nuovo capitale della crisi mondiale dei chip. A Taiwan, infatti, che rappresenta attualmente il fulcro mondiale della produzione di semiconduttori, si è registrato un calo negativo delle esportazioni che non si verifica da 14 anni.
Una crisi dovuta in primo luogo a un consistente calo della domanda da parte dell’America, ma anche della Cina, che ha appena avviato un percorso per iniziare a produrre nella nazione questi componenti in modo da eliminare una dipendenza che per il governo di Pechino rappresenta un vero e proprio punto debole nello scontro tra superpotenze.
Il calo dell’export di Taiwan è un segnale molto preoccupante, che mostra quanto velocemente questa crisi stia avanzando.
I consumatori a causa dell’inflazione spendono sempre meno, e al momento non si vedono segnali di ripresa in tal senso all’orizzonte. Per dare un’idea delle dimensioni di questo crollo, basti pensare che nel mese di Giugno, Taiwan ha registrato un calo delle esportazioni del 23 per cento, rispetto allo stesso mese del 2022.
Questo incide naturalmente molto sull’economia interna, dato che l’esportazione di semiconduttori nel mondo è una delle principali voci del Pil della nazione.
E infatti, al momento le stime di quest’anno sul prodotto interno lordo, parlano di una crescita ferma al 2 per cento, la peggiore performance del paese negli ultimi 13 anni, ed è per questo che molti sostengono che questo crollo ‘improvviso delle esportazioni, sia il segnale che la recessione nel paese è appena iniziata. E lo stesso governo di Taiwan esprime molta preoccupazione sul futuro. Il Ministero dell’export ha infatti dichiarato in questi giorni che difficilmente si avrà una ripresa dell’export a settembre, e bisognerà invece attendere fine anno per invertire la rotta.
Sempre che la domanda dagli Usa ritorni a crescere, perché questo difficilmente accadrà con la Cina, che intende diminuire gradualmente le importazioni di chip da altre nazioni. Intanto, ormai da diverso tempo, gli Stati Uniti chiedono agli alleati di fare di tutto per diminuire le esportazioni di componenti elettroniche in Cina.
E questo è un altro segnale molto importante di come la guerra dei chip stia arrivando a un punto di non ritorno. Anche perché alcuni divieti contro il governo di Pechino sono già realtà per le aziende americane, che devono richiedere un’espressa autorizzazione al governo, prima di inviare componenti elettroniche in Cina.
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