I sindacati hanno chiesto al governo la conferma dell’assegno di garanzia per combattere il precariato e gli stipendi bassi nel nostro paese.
Sindacati e governo non sono ancora riusciti a trovare un punto di incontro sulla riforma delle pensioni che dovrebbe essere varata nella prossima legge di bilancio.
Le sigle sindacali continuano ad insistere sulla necessità di prorogare scivoli pensionistici come Quota 103 e Opzione Donna, senza che però vengano ulteriormente depotenziata come avvenuto lo scorso anno. Un’altra richiesta molto importante riguarda l’assegno di garanzia, considerato una misura indispensabile per contrastare i salari sempre più bassi proposti dal settore privato e la precarizzazione del lavoro a cui abbiamo assistito negli ultimi decenni.
L’assegno di garanzia è un beneficio economico che lo stato italiano concede a tutti i lavoratori che hanno iniziato la propria vita professionale dopo il 1996. L’assegno nasce per sopperire ad alcuni svantaggi a cui è andata incontro questa categoria.
Da inizio anni duemila infatti è diventato sempre più difficile avere un contratto e un lavoro stabile con retribuzioni in linea con quanto previsto dalla legge. Per questo è nata l’esigenza di varare l’assegno di garanzia come strumento che possa aiutare questi lavoratori a migliorare la loro situazione economica.
E per capire quanto sia difficile la situazione per alcuni lavoratori, e quanto secondo i sindacati vi sia ancora bisogno dell’assegno di garanzia, basta semplicemente analizzare i numeri che escono fuori dal report 2023 sul coordinamento della finanza pubblica.
Nel rapporto che ha analizzato la posizione e la carriera di oltre cinquantamila lavoratori italiani, emerge ad esempio come la maggior parte dei giovani entrati negli ultimi anni nel mercato del lavoro, dichiara retribuzioni inferiori a 28mila euro.
La situazione varia a seconda del settore professionale di appartenenza, e non è un caso se i due comparti in cui le retribuzioni medie sono più alte, sono quello della sanità e delle forze dell’ordine. Una delle professioni in cui gli stipendi sono più bassi è quella dei coltivatori diretti, che in media dichiarano retribuzioni comprese tra gli 11 e i 12 mila euro.
Una piccola nota positiva arriva nel documento andando ad analizzare la situazione economica dei dipendenti privati. Qui ancora in molti casi vigono i contratti regolari e si dichiara in media una retribuzione annuale di 138 mila euro per gli uomini, e 117 mila euro per le donne. Una buona notizia fino a un certo, visto che al contempo ci mostra anche quanto è ancora profondo il divario salariale tra uomini e donne.
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