Il governo sta riflettendo sulla possibilità di varare un nuovo anticipo pensionistico per andare in pensione dopo aver compiuto 60 anni di età.
Lo stato italiano concede ai contribuenti la possibilità, a seconda della categoria lavorativa o sociale a cui appartengono, di poter andare in pensione anticipatamente rispetto ai requisiti ordinari previsti, tramite uno degli scivoli previdenziali varati in questi anni.
In molti casi però, fare questa scelta per il cittadino comporta anche il fatto di dover accettare la decurtazione di una parte della quota mensile che hanno maturato. Una penalizzazione economica che non sempre rende così conveniente utilizzare l’uscita anticipata dal lavoro.
Nella scorsa legge di bilancio, il governo Meloni ha deciso di rinviare una vera riforma delle pensioni al prossimo, rinnovando soltanto gli scivoli pensionistici considerati indispensabili come Quota 103 o Opzione Donna.
E da quanto trapela da fonti interne al governo, l’idea per il prossimo anno è quella di creare una nuova forma di anticipo pensionistico che consenta di poter andare in pensione al compimento dei 64 anni di età. Attualmente infatti, il requisito anagrafico ordinario prevede che si possa andare in pensione soltanto al compimento dei 67 anni di età e con un minimo di 20 anni di contributi. Questo nuovo anticipo dovrebbe chiamarsi Quota 96, e sarà riservato però soltanto al mondo della scuola.
Con questa nuova misura diventerebbe possibile per il personale scolastico andare in pensione e lasciare il lavoro tra i 60 e i 61 anni di età, con un numero minimo di contributi maturati pari a 35.
Requisiti che dunque sono quasi identici a quelli richiesti attualmente per aderire ad Opzione Donna. Bisognerà però attendere la prossima legge di bilancio per capire in che modo il governo Meloni strutturerà questo anticipo pensionistico, che per i lavoratori del mondo della scuola coinvolti, potrebbe rivelarsi molto più conveniente di altri anticipi varati negli scorsi anni.
Prosegue intanto il confronto con i sindacati sulla previdenza complementare, una discussione che continuerà al 18 Settembre 2023, giorno in cui il consiglio dei ministri si riunirà per decidere come riformare la previdenza complementare. Saranno decisivi in tal senso, i report che l’Osservatorio sul Monitoraggio della spesa previdenziale fornirà al governo dopo l’estate.
Abbiamo ormai imparato fin troppo bene negli anni come ogni scelta previdenziale in Italia, sia strettamente vincolata alle risorse a disposizione e ai moniti europei, che continuano ad insistere sull’impossibilità di alzare la spesa pensionistica senza far aumentare al contempo la spesa pubblica.
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