In Cina crolla l’import-export ma il governo di Pechino si prepara a vincere la sfida tecnologica con l’Occidente
L’ultimo semestre della Cina non è stato positivo e ha visto un netto crollo dell’import-export del paese. La crisi è ormai globale.
Anche in Cina crolla l’import export, altro segno inconfondibile di quanto la crisi economica abbia ormai travalicato i confini occidentali. Gli ultimi dati raccontano infatti come il governo di Pechino abbia visto quest’anno le esportazioni ridursi del 12,4 per cento, con un calo di oltre 7 punti percentuali rispetto al mese di Maggio.
Numeri che fanno anche capire la velocità con la domanda globale sta subendo dei rallentamenti. Ad essere diminuite in modo consistente sono le esportazioni verso gli Stati Uniti, il 23 per cento in meno rispetto al 2022.
Stesso discorso per l’Unione Europea, dove le esportazioni cinese sono diminuite del 12 per cento. Aumentano invece, con numeri importanti, le esportazioni verso Mosca, che rispetto allo scorso anno, sono salite del 90 per cento.
La guerra in Ucraina ha forgiato una nuova partnership commerciale tra Russia e Cina che ha nei fatti ridisegnato lo scacchiere geopolitico. Anche la Cina ha raddoppiato le quote di gas acquistate da Putin, e potrebbe aumentare ancora il numero delle forniture, ma al contempo, deve attendere che la Russia costruisca delle infrastrutture per esportare il gas verso Oriente.
Diminuisce anche l’importazione cinese di rame e acciaio
Un altro dato significativo lo si ritrova nella diminuizione dell’import cinese per quanto riguarda il rame e l’acciaio. Un calo che sembra confermare come la produzione tecnologica in Cina sia in netto rallentamento.
Ed è anche in funzione di questo che di recente il governo cinese ha deciso di vietare l’esportazione, per interesse nazionale, di gallio e germanio, fondamentali per la costruzione dei pc e di altri dispositivi tecnologici. Si tratta di una decisione commerciale che però coinvolge il mondo intero in quanto fino adesso, il 60 per cento del germanio mondiale e l’80 per cento del gallio arrivavano proprio dalla Cina.
Con il divieto cinese di esportare gallio e germanio le nazioni occidentali dovranno cercare un’alternativa
Per sopravvivere alle sfide tecnologiche del futuro, i paesi occidentali, e quelli europei in particolar modo, sono adesso costretti a cercare altre fonti di approvvigionamento, una sfida tutt’altro che semplice. Non bisogna poi sottovalutare troppo la strategia del governo di Pechino, nonostante i numeri negativi registrati in quest’ultimo semestre.
Il motivo è stato spiegato nei giorni scorsi anche da Zichun Huang, economista cinese di fama internazionale per una società di consulenza chiamata Capital Economics. L’uomo ha infatti dichiarato che “le recessioni incombono ancora sulle economie sviluppate, ma è probabile che siano lievi e abbiano solo un impatto limitato sulle esportazioni cinesi. Nel frattempo, le spedizioni di tecnologia verde, inclusi veicoli elettrici, batterie e pannelli solari di fabbricazione cinese, potrebbero continuare a crescere rapidamente, aiutando le esportazioni a tornare a crescere”