In alcuni casi lo stato italiano consente ai cittadini di poter andare in pensione avendo maturato soltanto dieci anni di contributi.
Da quando la riforma Fornero è entrata in vigore, i cittadini italiani hanno visto di anno in anno innalzare l’età per andare in pensione, avendo al contempo criteri più restrittivi per l’accesso.
Ma non solo, perché la maggior parte delle soluzioni di pensione anticipata, includono che il contribuente accetti una penalizzazione sull’importo economico dell’assegno, che in molti casi prevede anche il quaranta per cento in meno della cifra a cui si avrebbe diritto con i requisiti ordinari.
A determinate condizioni però, nel nostro paese è ancora possibile andare in pensione prima dei 67 anni di età, avendo maturato meno di dieci anni di contributi. Accade ad esempio a chi diventa parlamentare.
Lo stato per queste figure prevede infatti un percorso previdenziale atipico. Chi diventa parlamentare, ha infatti il diritto a poter maturare la pensione dopo soli 4 anni e mezzo di lavoro, al compimento dei 65 anni di età. Ma se il mandato parlamentare diventa più di uno, a quel punto il cittadino ha il diritto ad andare in pensione al raggiungimento dei 60 anni di età e soltanto con un numero minimo di contributi di dieci anni.
Esattamente la metà di quanto viene richiesto alle altre categorie di lavoratori. Possono avere questa possibilità anche coloro che sono affetti da disabilità, invalidità civile e non vedenti.
Nel caso di chi soffre di invalidità o è inabile al lavoro, diventa possibile raggiungere la pensione avendo versato tre anni di contributi negli ultimi cinque anni prima che la richiesta sia stata presentata. Diverso il discorso per ciechi e ipovedenti. In primo luogo, servono per questa categoria almeno dieci di contributi maturati. Per quanto riguarda i requisiti anagrafici, questi sono di 51 anni di età per le donne, 56 anni di età per uomini che svolgono un lavoro dipendente o per donne che sono lavoratrici autonome.
Per i lavoratori autonomi uomini, il diritto decorre soltanto a partire dal compimento dei 61 anni di età. C’è poi un altro caso, che riguarda invece coloro che, nel momento in cui si vedono diagnostico lo stato di cecità, o l’insorgere progressivo di questa malattia, hanno maturato meno di dieci anni di contributi.
In virtù di una nuova patologia invalidante sopraggiunta, lo stato italiano riconosce in questi casi la possibilità di andare in pensione comunque. Anche se in questo caso, i requisiti anagrafici da raggiungere diventano più alti. Sono infatti 61 anni di età per uomini che svolgono lavoro dipendente, e 66 anni per lavoratori autonomi. Per le donne invece il requisito è di 56 anni di età per lavoratrici dipendenti, e 61 anni di contributi per autonome.
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