In questo articolo parliamo di cosa sono i fondi pensione, quante tipologie ne esistono, e perché molti lavoratori li trovano così convenienti.
A causa delle varie riforme varate nell’ultimo decennio, raggiungere un assegno della pensione di vecchiaia, che sia in grado di permettere al cittadino una vita dignitosa dopo la fine della sua carriera professionale, è sempre più difficile.
Per questo, sono in continuo aumento, il numero di contribuenti che sceglie di aprire un fondo pensione. Si tratta di uno strumento che fa parte della previdenza complementare, un sistema che permette di poter inserire una quota aggiuntiva all’importo che si riceve dalla pensione di vecchiaia.
I fondi pensione sono conosciuti anche con l’acronimo Pip, Piani individuali pensionistici, e ne esistono diversi tra cui scegliere. C sono ad esempio i fondi pensione chiusi, a cui possono accedere determinate categorie di lavoratori, e che si differenziano proprio in base a questo.
Un fondo pensione chiuso di un operaio del settore tessile, avrà caratteristiche di accumulo e gestione diverse da chi ad esempio lavora nel settore farmaceutico. I fondi pensioni aperti non hanno invece vincoli o requisiti, e risultano aperti a tutti i contribuenti.
Nel momento in cui si apre un fondo pensione, il cittadini inizia a fare dei versamenti durante l’anno, la cui frequenza ed entità, vengono decisi allo stesso al momento della sottoscrizione del contratto.
Non ci sono oltretutto soglie minime da raggiungere, e questo significa che volendo, il lavoratore può anche versare una quota simbolica di venti euro l’anno, mantenendo aperto il fondo.
Nel caso però dei fondi pensione chiusi, l’adesione del lavoratore avviene però con il versamento del Tfr, è in questo caso l’importo minimo viene stabilito dal contratto collettivo di lavoro della categoria. In genere, questi prevedono un versamento pari all’1 per cento dello stipendio annuale.
Per cui, i versamenti sui fondi pensioni chiusi coincidono con il versamento di una quota di Tfr, e questo implica che anche l’impresa è in questo caso chiamata a versare un contributo in favore del lavoratore. La quota che il datore di lavoro deve destinare al fondo pensione del dipendente, viene anch’essa stabilita in percentuale all’interno del contratto collettivo di lavoro.
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