Una raffineria di petrolio - Rsnews.it
L’obiettivo della Russia è quello di raddoppiare la vendita di gas dalla Cina in modo da smarcarsi del tutto dalla vendita nell’Ue.
La guerra del gas tra Russia e Occidente, iniziata con la guerra in Ucraina, sembra entrata ormai nel vivo. L’Ue, nonostante gli accordi fatti con altre nazioni, tra cui gli Stati Uniti, per avere accesso a scorte alternative di gas, si trova ancora in fortissima difficoltà.
E in tal senso, il vero banco di prova sarà capire se le scorte che si stanno accumulando saranno sufficienti per fronteggiare il prossimo inverno, facendo a meno del gas della Russia. Nessuno sa se sarà davvero così, al contempo una buona notizia arriva in tal senso, dal fatto che sembra sempre più probabile, che l’Ue riuscirà a completare l’obiettivo che si era data, ovvero riempire di almeno del 90 per cento i siti di stoccaggio per le scorte di gas.
Ma nemmeno per la Russia è una situazione facilissima, considerato che l’anno corso si è ritrovata con circa novanta miliardi di metri cubi di gas invenduto, che naturalmente ha finito anche per produrre un consistente danno economico alla nazione.
Nel 2022 infatti, i ricavi dalla vendita del gas sono diminuiti, nel primo semestre dell’anno, di oltre il quaranta per cento rispetto al 2021. Putin ha cercato di tamponare questa situazione, stringendo nuovi accordi con la Cina, e aumentando il quantitativo di gas esportato nella nazione orientale.
Il problema però, è che al momento a Mosca mancano le infrastrutture per poter davvero pensare di riconvertire la vendita del gas, spostandosi ad Oriente.
La maggior parte delle infrastrutture russe che hanno lo scopo di trasportare il gas verso l’estero, sono tutte direzionate verso l’Europa, che negli ultimi decenni, era stato il principale acquirente del gas russo.
E questo significa che Putin non può fare molto di più per incrementare l’esportazione di gas verso paesi come la Cina, fino a quando non verranno costruite nuove infrastrutture verso est. Al momento, la Cina ha aumentato il gas acquistato dalla Russia di circa il 40 per cento rispetto allo scorso anno.
L’obiettivo però, sia di Mosca che del governo, è quello di raddoppiare questo flusso. Per fare ciò però va assolutamente ultimamente quantomeno il nuovo gasdotto già in costruzione, il Power of Siberia. Che però secondo le ultime stime, dovrebbe entrare in funzione tra non meno di cinque anni.
Oltretutto, sembra in tal senso che il leader cinese Xi Jinping, pur rivendicando i suoi ottimi rapporti con Putin, non abbia una reale intenzione di accelerare questo processo, aiutando magari la Russia o agevolando nella costruzione di nuove infrastrutture. Onere dunque che ricade interamente su Putin al momento.
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