È uscita una nuova ricerca che si occupa delle esperienze pre morte, spiegando in primo luogo come non siano allucinazioni.
C’è una nuova ricerca scientifica uscita nei mesi scorsi, che potrebbe cambiare per sempre tutto quello che sappiamo intorno alla morte.
Come viene spiegato nella stessa introduzione allo studio, pubblicato sulla rivista Annals of The New York Academy of Sciences, lo scopo dei ricercatori era quello di studiare cosa accade quando il nostro cuore smette di battere, che tipo di meccanismi entrano in gioco in quel momento. Non una domanda di poco conto.
Fino a due secoli fa infatti, si pensava comunemente che la morte coincidesse con l’assenza di battito cardiaco. In seguito, grazie a diversi casi clinici registrati, in cui il cuore di una persona ritornava a battere anche qualche ora dopo che questa era stata dichiarata morta, la comunità scientifica ha compreso che la questione era molto più complessa.
Questo ad esempio è il motivo per cui attualmente, nei protocolli medici occidentali, quando una persona viene dichiarata morta bisogna comunque aspettare due giorni per seppellirla. Come rilevano gli stessi ricercatori nel documento pubblicato, la scienza si trova attualmente a un bivio: non può più negare le esperienze pre-morte che vengono raccontate dai sopravvissuti, ma non ha nemmeno ancora strumenti adeguati per studiare questo fenomeno.
Una delle evidenze più importanti di questo studio, riguarda il fatto che i ricercatori si dichiarano convinti che non è possibile in alcun modo associare le esperienze pre morte a stati allucinatori.
E bisogna piuttosto partire dal fatto che si tratta invece di uno stato coscienziale reale e non indotto, che può verificarsi quando il cuore smette di battere. Anche perché gli studi degli ultimi anni dimostrano come al momento delle morte, le cellule del nostro corpo non vengono danneggiate all’istante in modo irreversibile. Queste infatti iniziano a morire soltanto qualche ora dopo. Cosa accade dunque in questo arco di tempo?
La speranza dei ricercatori è che il loro studio rappresenti un nuovo inizio in campo scientifico per iniziare a studiare seriamente questo fenomeno, prendendo atto in primo luogo che esiste, e che l’esperienza pre morte non può essere etichettata come un’allucinazione. Questa è l’unica base di partenza possibile, in quanto esistono ancora troppi pochi studi, troppi pochi team di ricerca nel mondo che si interessano a questo problema.
Nello studio scientifico poi, esiste una considerazione particolarmente interessante portata avanti da Sam Parnia, autore principale di questo articolo. L’uomo infatti afferma nell’introduzione che “L’avvento della rianimazione cardiopolmonare (RCP) ci ha mostrato che la morte non è uno stato assoluto, piuttosto è un processo che potrebbe potenzialmente essere invertito in alcune persone anche dopo che è iniziato”. E questo significa che, per quelle poche conoscenze che abbiamo al momento sul tema, non si può comunque in alcun modo escludere la possibilità che entro poche ore, sia possibile “invertire” il processo, e dunque, far resuscitare a tutti gli effetti la vittima il cui cuore ha smesso di battere.
Fiorella Pierobon, una volta più popolare di Lorella Cuccarini, è oggi al centro di una…
Nel mondo dello spettacolo, le sorprese sono all'ordine del giorno. Ma la notizia che ha…
L'acclamata cantante d'opera italiana Katia Ricciarelli, dopo una carriera di successo, si è ritirata dalle…
Il cantautore Memo Remigi, famoso per le sue canzoni degli anni '60, ha avuto una…
La comunità artistica italiana è in lutto per la perdita di una delle sue figure…
La celebre conduttrice televisiva italiana Mara Venier è stata colpita da un profondo dolore: la…