Il predominio che la Cina continua ad avere sulle materie prime rischia di far diventare gli smartphone un vero e proprio lusso per l’Occidente.
La crisi dei chip di cui si è sentito tanto parlare negli anni scorsi, è finita con il diventare però un argomento di second’ordine sui media nazionali, nonostante continui a produrre conseguenze e preoccupazioni di non poco contro per l’intero Occidente.
La possibilità di avere a disposizione materie prime a buon prezzo non è più scontata come nei decenni scorsi. Ma il vero problema per l’Occidente, è che al momento il predominio sulle materie prime appartiene alla Cina. Il governo di Pechino, ormai da decenni, detiene un vero e proprio monopolio sull’estrazione di tantissimi minerali.
Per capire quanto, in tal senso, sia grande l’influenza cinese nel mondo, basti solo pensare al fatto che al momento, circa il 90 per cento degli elementi lavorati da terre rare arrivano dalla Cina. Parliamo di materie prime attraverso le quali vengono realizzati tantissimi dispositivi tecnologico che risultano ormai essenziali alla nostra sopravvivenza, come gli smartphone, le batterie o le turbine eoliche.
E questo è il motivo per cui gli Stati Uniti negli ultimi mesi sembrano così interessati ad allargare la loro influenza nell’area indo pacifica: qui infatti, come sta già facendo l’Australia, è ancora possibile estrarre minerali in quantità tali da pensare di potersi gradualmente staccare dalla dipendenza cinese sulle materie prime.
D’altronde, come ha ammesso tempo fa il Ministro per le risorse australiane Madeleine King, quella sulle materie prime è una vera e propria sfida strategica contro il predominio esercitato dal governo di Pechino. Una questione molto simile a quella che l’Europa sta vivendo con la Russia per quanto riguarda le forniture energetiche.
Ma anche se l’Occidente riuscisse davvero ad estrarre minerali rari in quantità tale da poter fare a meno della Cina, resta il problema della lavorazione di questi materiali. Pechino riesce infatti a proporli a certi prezzi sul mercato, pagando pochissimo la manodopera necessaria a realizzarla, e potendo contare sullo spirito di sacrificio dei lavoratori cinesi.
Ma questo non sembra al momento replicabile in alcun modo nelle nazioni occidentali, in cui pagare i lavoratori a certe cifre equivale a sfruttarli. Un altro problema è rappresentato dal fatto che l’intera industria occidentale andrebbe, in larga parte, riconvertita per la lavorazione delle materie prime, è anche questa è un’operazione molto complessa da portare a termine.
Se invece la situazione resta così, con la Cina che continua a mantenere questo monopolio, il rischio è che nei prossimi decenni, tantissimi dispositivi tecnologici, gli smartphone su tutti, vedranno il loro prezzo schizzare alle stelle, per le difficoltà enormi nel realizzare nuovi modelli, a causa della scarsità di componenti necessarie. E questo significa che potremmo andare incontro ad un futuro, in cui possedere uno smartphone, potrebbe diventare un vero e proprio lusso.
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