Il governo potrebbe mettere fine a Opzione Donna a causa della scarsità di fondi che potrebbero essere stanziati in campo previdenziale.
Nonostante tutti i rallentamenti di questi ultimi mesi, alla fine il tavolo tecnico tra il governo guidato da Giorgia Meloni e i sindacati sulla riforma delle pensioni, è ripartito.
Non una tema da poco, in primo luogo perché si trattava del “grande assente” nella legge di bilancio dello scorso. L’esecutivo appena insediato si era infatti, in ambito previdenziale, limitato a riconfermare alcune misure, spostando la discussione su una riforma complessiva del nostro sistema pensionistico, alla prossima legge di bilancio.
Un termine che si avvicina sempre di più, per questo questa ripartenza del dialogo con i sindacati è importante. Il nuovo incontro si terrà il 26 Giugno 2023, e da lì si capirà forse in che direzione vuole andare l’esecutivo e quanti saranno i fondi messi a disposizione.
Anche perchè se gli stanziamenti fossero troppo esigui, a quel punto il governo sarebbe forse costretto a fare come lo scorso anno, e dunque limitarsi a rifinanziare le misure già esistenti come Quota 103. Molti esperti però sostengono che quest’anno, il governo Meloni potrebbe avere a disposizione davvero pochi soldi, una cifra inferiore anche ai quattro miliardi paventati da alcuni.
E in quel caso sarebbe forse costretto a prendere delle scelte drastiche. E tra le ipotesi che in alcuni avanzano, è che a quel punto si sarebbe costretti a dire addio a Opzione Donna, visto che la platea di beneficiari di Quota 103 risulta al momento più ampia.
Il giudizio finale sui fondi a disposizione, può comunque darlo esclusivamente l’osservatorio sulla spesa pensionistica che il Ministero del Lavoro ha deciso di creare lo scorso anno. Al momento, Opzione Donna è stata prorogata nella scorsa legge di bilancio soltanto per il 2023, e oltretutto modificato molto in senso restrittivo, diminuendo la platea di beneficiari che possono accedervi rispetto al 2022.
Ma cos’è esattamente Opzione Donna? Si tratta di uno scivolo pensionistico, per poter maturare in anticipo l’assegno di pensione di vecchiaia, destinato alle lavoratrici donna appena licenziate, che hanno un familiare disabile a carico, o che risultano invalide in misura pari o superiore al 74 per cento.
Per poter rientrare nei requisiti richiesti da questo anticipo pensionistica, è necessario che la lavoratrice che presenta domanda, abbia compiuto almeno 60 anni di età, abbia maturato nel corso della sua carriera professionale almeno 35 anni di contributi.
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