È scaduto il termine del primo semestre per pagare l’Imu. Vediamo cosa deve fare chi non è ancora riuscito a saldare quanto dovuto allo stato.
Il 16 Giugno era la prima data utile per i contribuenti per poter versare quanto dovuto allo stato sull’Imu, la tassa di proprietà sugli immobili istituita con il governo Monti.
Si tratta di un’imposta, che i cittadini possono anche decidere di pagare in un’unica soluzione il primo semestre, che viene riscossa in due sole date durante l’anno: il 16 Giugno, ovvero il termine appena trascorso, e il 16 Dicembre. Ma cosa accade nel caso in cui un contribuente non riesce a versare la prima rata dell’Imu entro i termini previsti?
Naturalmente, come per tutte le altre tipologie di tasse, lo stato consente ai cittadini di poter pagare in qualunque momento le loro pendenze con il fisco, aggiungendo però alla somma dovuta, gli interessi di mora maturati per il ritardo. Questo tipo di operazione può essere condotta utilizzando l’opzione di ravvedimento operoso.
Con questa espressione si intende un procedimento mediante il quale i cittadini possono regolarizzare la loro posizione con il fisco italiano, impegnandosi però a pagare una sanzione che ne maggiora l’importo complessivo. Esistono diverse tipologie di ravvedimento operoso, che si differenziano semplicemente per la finestra temporale scelta dal contribuente per sanare la sua posizione.
Il ravvedimento super breve consente con una sanzione pari allo 0,1 per cento dell’importo complessivo, di poter regolarizzare il pagamento, ma entro quattordici dalla scadenza del termine. Fino al trentesimo giorno dalla scadenza, scatta invece il ravvedimento breve, che prevede una sanzione pari all’1,5 per cento sull’intera somma dovuta al fisco.
Se invece si vuole pagare entro novanta giorni dalla decadenza del termine di pagamento, si potrà optare per il ravvedimento medio, che prevede una sanzione pari all’1,67 per cento della cifra totale.
In ultimo, per tutti i pagamenti che vengono effettuati entro un anno da quando è scaduto il termine, c’è il ravvedimento lungo che consente di pagare quanto dovuto e sanare la propria pendenza sull’Imu, con una sanzione che sarà pari al 3,75 per cento dell’importo totale.
C’è poi da precisare che tutte queste sanzioni, hanno sempre e comunque una natura tributaria. Per questo il decreto a cui fare riferimento resta sempre e comunque il decreto numero 472 del 1997. Ma cosa accade se il cittadino non riesce a pagare entro dodici mesi dalla scadenza del termine? In questo caso entra in azione in ravvedimento operoso lunghissimo, in cui è possibile saldare quanto dovuto al fisco entro 24 mesi, con una sanzione pari al 4.29 per cento.
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