Negli ultimi mesi, è arrivato un bot a pagamento che sta costringendo i rider a mettersi in competizione tra loro.
Ormai da anni, i rider sono diventati una categoria lavorativa da prendere purtroppo da esempio quando si parla di sfruttamento del lavoro.
Se all’alba della sua entrata nel mercato italiano, la gig economy era stata salutata come la “parte buona” della globalizzazione che veniva a fare visita al nostro paese, è bastato poco per capire che ci trovassimo invece di fronte alla nuova frontiera dello sfruttamento per l’economia hi tech che verrà.
Basti solo pensare che per quanto riguarda il settore del cibo d’asporto, al momento soltanto Just Eat ha deciso di mettere sotto contratto e regolarizzare gli oltre quattromila rider che lavorano sul territorio. Tutte le altre aziende fanno invece orecchie da mercante sul tema, e non sono disposte a spendere di più per garantire maggiori tutele ai loro lavoratori.
La vita di un rider continua ad essere molto difficile, e, come ha raccontato un articolo del Post nelle scorse settimane, il vero problema è che negli ultimi mesi, è arrivato un algoritmo che ha innescato una vera e propria guerra tra poveri nella categoria.
Partiamo dal principio: ogni rider utilizza un sistema per prenotare le consegne da effettuare, e le aziende lo pagano in base alla puntualità, al tempo che ci mette per completare il servizio, e al numero di consegne realmente effettuate.
Un sistema interamente informatico, e gestito da algoritmi. È accaduto che negli ultimi tempi, sono spuntati dei bot che aiutano i rider a prenotare il maggior numero di consegne possibili. Bot che però hanno un costo, che può arrivare anche con gli abbonamenti annuali, a sfiorare le centinaia di euro. La media al momento, per un abbonamento mensile, è di circa 10 euro.
Questi software permettono di aggirare l’intero sistema delle prenotazioni, ottimizzando il lavoro del rider e permettendo di prendere più consegne durante il giorno, e anche negli orari più redditizi. Risulta evidente come un sistema del genere, ha generato una vera e propria competizione tra i rider, che si ritrovano così ad “imbrogliare” al fine di guadagnare di più. Non che gli si possa dare torto, considerato che in media un rider guadagna una cifra di poco inferiore ai cinque euro l’ora.
Alcuni rider hanno deciso di non aderire a questo sistema, ma purtroppo ne stanno scontando le conseguenze, in quanto chi utilizza i bot riesce effettivamente a prendersi le consegne migliori. Tutto questo sotto il silenzio e l’indifferenza delle aziende della Gig Economy che evidentemente non hanno interesse ad aiutare i loro lavoratori, e ritengono forse che con questa nuova competizione in corso, l’intera efficienza del sistema di consegne va ad aumentare.
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